La Porta

La conoscevano come “La Porta”.

Situata in uno dei vicoli uscenti dal centro era diversa da tutte le porte e i portoni della città: era in legno massiccio con bizzarre decorazioni simili a lettere di una lingua sconosciuta. Molti popolani sostenevano che quello fosse l’ingresso dell’altro mondo.

Radici in rilievo si arrampicavano da terra per aprirsi in un arco acuto, frutti invisibili attiravano a loro ragnetti che tessevano lì i loro accampamenti. Il legno sembrava aver vita propria, se lo si guardava a lungo lo si vedeva respirare, era vivo e, chissà, forse maledetto. Quello era il vicolo più temuto della città, c’era chi giurava di aver sentito delle voci provenire da lì, o persino che aveva visto con i propri occhi delle presenze oscure. Ombre grottesche e terribili, indicibili alla coscienza umana e pregni di malvagità. Lemuri1 levarsi da terra e mangiare i malcapitati che passavano di lì.

Insomma, le voci che giravano su La Porta erano infinite.

Un giorno un ragazzino preso dalla curiosità decise di varcare quella porta e vi lascio solo immaginare, lettori, l’orrore che si scatenò tra i popolani! La madre inorridita vietò categoricamente al figlio di uscire di casa.

– Mamma perché non posso varcare La Porta? –.

– Figlio scellerato! Non osare mai più nominarla! È il varco del demonio! –.

C’era una storia, che gli anziani raccontavano, di un giovane uomo che in un tempo remoto osò aprire quella porta: le sue membra furono divorate dal demone del vuoto, le sue ossa strappate vennero fuse con le radici in rilievo dell’albero, i suoi denti andarono a comporre parte del sentiero di quel vicolo e i suoi occhi divennero serratura. In seguito a quell’evento la città fu scossa da gravi pestilenze e carenze di cibo.

La Porta è maledetta ragazzino devi starle alla larga – gli disse suo nonno quando venne a trovarlo.

Il bambino però non capiva.

Era certo di dover trovare delle risposte da solo perché nessuno era disposto ad aiutarlo così una notte, guidato dalla sua grande curiosità, uscì di casa e a passi svelti si trovò davanti a La Porta.

Non sentì nessuna voce.

Non vide nessuna ombra.

Non vide nessun lemure.

Vide solo una porta robusta fra i mattoncini rossastri, dove qualche ragno si mostrava disinteressato alla sua presenza, e un gradino distrutto per via delle intemperie. Fece un passo in avanti e non notò alcuna stranezza. – Perché dicono che non dovrei attraversare questa porta? – esclamò– Io vedo solo una normalissima porta! –.

Allungò la mano paffuta sulle radici che sembravano animare il legno e una sensazione di calma lo invase, poi con il dito prese a seguire il percorso di una radice che sfociava in altre radici più tozze fino a diventare un albero. Si accorse che il pomello era alto quanto lui e provò spingerlo, vedendo la resistenza che incontrava prese, invece, a tirare.

Una voce, tuttavia, lo fece voltare – Cosa stai facendo? –.

Non vide nessuno.

– Ehi ragazzino! Sono qui, dietro di te –.

Si voltò nuovamente e vide un corvo dagli occhi piccoli e brillanti, questo gracchiò e lo salutò con un inchino.

– Chi sei? –.

– Sono il guardiano di questa porta, o come la chiamate voi La Porta – si presentò volando sulla spalla del bambino – Hai davvero intenzione di varcarla? –.

– Si – rispose entusiasta – tutti mi dicono di stare alla larga da questa porta e non capisco perché. È una normalissima porta come tutte le altre porte della città, no? –.

Il corvo rise divertito – Mi piace la tua tenacia ragazzino, se vuoi davvero scoprire la verità su questa porta io rimarrò qui ad assisterti –.

Era ancora buio e il tempo giocava a suo favore: avrebbe avuto il tempo necessario per aprire La Porta, scoprire il mondo dietro di questa e tornare a casa come se nulla fosse successo. Avrebbe smentito tutte le voci che circolavano in città.

Così, con il corvo in spalla, impiegò tutta la sua forza per aprirla.

Si aspettava di trovare un corridoio buio con pipistrelli appollaiati al soffitto, oppure una stanza con mostri assetati di sangue che avrebbero raso al suolo la città, un mucchio di scheletri marci, ma non si sarebbe mai aspettato di trovare gli stessi mattoncini rossastri del muro.

– Ma… –.

– Sorpreso ragazzino? Dietro La Porta non esiste nulla: è stata la vostra immaginazione a vagare mondi misteriosi a pericolosi privi di logica –.

– Davvero nessuno ha cercato di aprire questa porta? –

– No ragazzino. È stato un uomo ad averla costruita ma era pazzo, tutti avevano paura di lui, e quando uscì fuori che aveva costruito questa porta si diffusero sciocche leggende. Per anni la vostra stupidità mi ha incuriosito e mi sono posto come guardiano, sperando, infondo, di incontrare qualcuno curioso e coraggioso come te –.

– Di cosa avevano paura? –.

– Il mistero spaventa l’uomo più che la verità, talvolta l’uomo è talmente sciocco da rinunciare alla ricerca di quest’ultima da rimanere aggrappato a voci insensate che lentamente lo logorano dall’interno –.

Deluso, salutò il corvo e tornò a casa.

Si sentì preso in giro da sua madre, dalla città e dal mondo stesso e decise di tenere quel segreto per sé per ammirare come aveva fatto il corvo la stupidità umana.


1 spiriti dei morti nella religione romana.